sábado, 27 de junio de 2009

Dal Dentista


Circa un mese fa sono stata dal dentista per la pulizia dei denti, che cade una volta all’anno.Ho sempre paura dei dentisti: in quegli studi cosí scarni, ci sono questi vecchi che operano tra quattro pareti bianche e non sai mai se sono competenti ..e poi il trapano, e il dolore che gli strumenti che usano provocano, mi inquietano. Mi hanno sempre inquietato.
L’appuntamento nello studio era per le 4 del pomeriggio. Dopo circa quindici minuti di attesa sono entrata nella sala dove mi avrebbero fatto la pulizia. Ero intenzionata a chiedere la fattura al dentista perché si fanno pagare sempre un sacco di soldi e non ti lasciano mai lo scontrino. Mi sono seduta sul lettino mezzo piegato all’indietro. Il dentista era un bell’uomo sulla sessantina, capelli bianchi, occhi verdi e barba alla Sean Connery. Un uomo davvero attraente. Ha iniziato a mettermi una mano in bocca, toccandomi con le dita i denti per vedere se avevo carie. Mi disse che i miei denti avevano bisogno di una buona pulizia e che avrei dovuto smettere di fumare e di bere il caffé. Ma non é facile per una viziosa come me. Io avevo la faccia rivolta verso una lampada che emanava una luce molto intensa ma non mi dava fastidio. Avevo paura che mi potesse fare male con i suoi arnesi, perció il dentista si accorse che non stavo tranquilla ed inizió a chiedermi cosa facevo nella vita, dicendomi che una bella ragazza come me non la si trova cosí facilmente in giro. Quella frase mi ha fatto arrossire a tal punto che quasi mi sentivo di sciogliermi, mentre me la diceva con quella voce calda e attraente.
Imbarazzatamente chiesi al dentista un bicchiere d’acqua che egli mi porse ben presto con la sua grande ma morbida mano . Mentre stavo bevendo ho sentito il corpo di lui avvicinarsi al mio braccio che stava rilassato sul bracciolo della poltrona dove ero seduta. Ha iniziato a sfregarsi col suo pacco mentre mi faceva la pulizia chiedendomi ‘Sente dolore?’ ed io, piú lui si sfregava piú ripetevo ‘No dottore, per nulla, continui pure..’.
Sentivo il suo membro ingrossarsi da dentro i suoi pantaloni e muoversi ripetutamente su e giú sul mio braccio. Sentivo che era cosí eccitato. E anch’io mi stavo eccitando da morire. Lui lentamente continuava la pulizia strusciandosi su di me, io ho iniziato ad avere voglia di prenderlo. Cosí, mentre il dentista continuava la pulizia dei miei denti, il mio braccio si é sollevato e la mia mano ha tirato giú la lampo dei suoi pantaloni.
Quando un bel pene turgido é uscito fuori dai suoi boxer era giá duro. Gliel’ho preso ed ho iniziato a masturbarlo. Mi andava di giocare con lui, cosí, guardandolo negli occhi gli ho chiesto se sentiva dolore e lui mi ha risposto :’No, ti prego, continua’..Ha infilato una mano nella mia gonna, tra le mie gambe iniziando a ditillarmela.Nella mia bocca sentivo il vibrare dello spazzolino elettronico che mi puliva i denti, nella mia mano invece sentivo quell’uccello caldo che stringevo via via sempre piú forte e tra le mie gambe sentivo le sue vogliose dita che mi facevano bagnare e sudare. Guardavo negli occhi il dentista, mentre succedeva tutto questo, lui poi mi ha tolto lo spazzolino dalla bocca che s’era seccata. Avevo bisogno di inumidirla. Cosí l’ho messo in bocca e gliel’ho succhiato fino a farlo venire. Poi abbiamo scopato sul lettino dello studio, mi ha preso da dietro sbattendomi forte, io l’ho cavalcato e poi lui mi ha fatto venire sulla sua scrivania. Abbiamo trombato come due ricci in calore. E mentre lo facevamo abbiamo ansimato cosí tanto.E’ stato indimenticabile. Lui mi ha fissato per tutto il tempo che mi possedeva. Il suo membro mi ha penetrato cosí a fondo che non potró mai scordare cosa mi ha fatto provare. Mi sono rimessa apposto i vestiti e lui mi ha dato una pacca sul culo dicendomi che una ninfomane come me non l’aveva mai incontrata finora. Ho riso. Mi fece pagare la metá per quella seduta speciale di pulizia. E non gli ho dovuto neanche chiedere la fattura. Da allora non ho piú paura dei dentisti.

miércoles, 24 de junio de 2009

Il ragazzo della mia migliore amica

Era uno di quei venerdí pomeriggio di settembre in cui non succede granché e non sai mai cosa fare. Uno di quei pomeriggi grigi e piovosi. Me ne stavo in casa a guardare la TV senza trovare niente di interessante . Squilló il telefonino, risposi: era Giada, la mia migliore amica, che mi disse che aveva appena litigato di brutto con Luca, il suo ragazzo. Luca lo conoscevo appena, sapevo che era uno che aveva la testa ovunque tranne che a posto. Giada disperata mi chiese di chiamare Luca per cercare di calmarlo e di fare in modo che facesse pace con lei. Con Luca non ci ho mai parlato tanto. Cosí Giada mi diede il numero, e da brava migliore amica le dissi che avrei provato a risolvere il problema. Chiamai e mi rispose una voce maschile calda, avevo subito riconosciuto che era quella di Luca. Mi disse che c’era rimasto male perché gli aveva dato dello stupido e pretendeva tanto da lui cose che non le poteva dare. Le voleva bene, mi disse, ma le sue pretese stavano diventando troppo asfissianti. Dissi a Luca che era meglio se ci vedevamo per parlarne. Quel fine settimana avevo casa libera, cosí lo invitai per una merenda quello stesso pomeriggio.
Pensavo che se ne avessimo parlato faccia a faccia avremmo risolto la questione tra lui e Giada piú rapidamente. Luca suonó al campanello ed io gli aprii la porta. Ero in pantaloncini e con un top scollato. Aveva portato due coca cole. Ci sedemmo sul sofá e Luca inizío a parlarmi del rapporto con Giada. Odio fare la consulente coniugale, ma si trattava della mia migliore amica. Avrei almeno dovuto provare ad ascoltarlo. Luca mi raccontó che il modo in cui Giada si incazzava con lui era estremo e che era arrivata a tirargli cose addosso. Faceva la vittima, poverino,conosco bene i caratteri di certi ragazzi; ma conosco bene anche il carattere di Giada. Se la fai incazzare non ti perdona. Cosí gli dissi di avere pazienza con lei, ma comunque se non la amava poteva lasciarla. Era libero, se voleva, di finire la relazione. Luca mi disse che non sapeva cosa fare ed era insicuro su come sarebbe finita con Giada. Quel suo atteggiamento da vittima inizió ad eccitarmi. Era un periodo in cui anche con Valerio le cose non andavano bene e c’eravamo allontanati per un pó.
Mi mancava il sesso. A parte quello che riuscivo a fare da sola, nella mia stanzetta. Ma non mi bastava. Cosí rimasi imbarazzata quando Luca, vedendomi bere dalla bottiglia della Coca, fissandomi il petto, mi disse:’Mi stai facendo avere pensieri cattivi sai?’. Gli chiesi cosa intendeva, e mi rispose che quel mio modo di bere la bottiglia gli aveva fatto venire voglia di una fellatio. Dissi a Luca di lasciar perdere, che c’era Giada per queste cose. Non potevo cedere col ragazzo della mia migliore amica. Ma era difficile nascondere il fatto che fossi molto eccitata di quella sua osservazione. Luca si mise le mani tra le gambe, dicendo che stava scoppiando e che se non avessi fatto nulla sarebbe andato in bagno. Gli dissi ‘E allora va in bagno. Maiale!’(ma segretamente lo volevo). Luca si alzó e fece per andare, ma io lo fermai di colpo. Restó in piedi davanti a me ed io seduta sul sofá. Gliel’ho tirato fuori, leccato, succhiato, mentre lui mi teneva la mano sulla testa spingendomela a sé sempre piú forte. Poi mi ha strappato il top e mi ha preso da dietro, montandomi come una puledrina sul sofá. Era troppo tardi ormai per fermare il gioco. Luca c’era riuscito. Ed io, dio come volevo sentire tutto il suo pene dentro me! Mi strinse i seni mentre mi montava da dietro, poi mi giró,mi aprí le gambe e mi penetró. Luca ansimava come un vero maiale, ed io non ero da meno.
Venne dopo neanche un quarto d’ora di sesso, il sofá era da lavare. Io restai bagnata e venni poco dopo di lui. Respiravamo ed ansimavamo a fondo. Stremati, ci guardavamo negli occhi, sapendo cosa avevamo fatto. Mi disse che con Giada avrebbe risolto tutto, ma ci promettemmo sul nostro sangue di non raccontare mai niente di quello che era successo. Restó il nostro segreto, ed io non dimenticai di salvare il numero di cellulare di Luca nella mia Rubrica. L’ho chiamato altre volte, ed altre volte é successo. Giada sa che ogni volta che litiga con Luca, se poi lui viene a parlare con me, tutto si risistema. Ma Giada non sa né mai saprá che ogni volta che Luca viene, io godo da morire.
Illustrazione : Attributed to Tomioka Eisen (1864-1905)ShungaSeries:

Il Volo

Lo scorso capodanno sono stata con Valerio a Cancun. Abbiamo prenotato una settimana per starcene soli soletti in una vacanza romantica in hotel, 450 euro tutto compreso. Valerio ci teneva a regalarmi un viaggio, per questo capodanno. Abbiamo preso i posti a sedere in fondo alla cabina dell’ aereo, che, stranamente, non era cosí pieno.
Sono tanti gli italiani che se ne vanno in Messico, per Natale.
Valerio stava seduto vicino al finestrino ed io mi trovavo nel posto di mezzo.Vicino a me c’era un tipo che avrá avuto una quarantina d’anni, con l’aria da intellettuale, e stava leggendo un giornale italiano.
Eravamo da poco ripartiti dallo scalo di Madrid, ci aspettavano altre 10 ore di viaggio e ci avevano offerto la cena. Valerio mi coccoló un pó e poi si addormentó sulla mia spalla. Io non avevo sonno, guardavo se dal finestrino si riusciva a vedere qualcosa ma era troppo buio per scorgere paesaggi.
Mentre stavo per addormetarmi ascoltando la radio in cuffia, sentii una mano acarezzarmi la coscia. Pensai fosse Valerio che si era svegliato, ma quando aprii gli occhi vidi che la mano non era quella del mio ragazzo. Era l’uomo che mi sedeva accanto, l’intellettuale, che ci stava provandospudoratamente con me..Avrei avuto voglia di guardarlo, ma la sua mano fece prima a prendere la mia. Ero totalmente paralizzata. Temevo che Valerio si sarebbe svegliato da un momento all’altro, ma non potevo neanche dire nulla al tipo. Mi aveva risvegliato una voglia di sesso che lo avrei lasciato fare. E infatti cosí feci. Mi lasciai trasportare la mano dalla sua sul suo membro cosí eccitata che in un attimo ero riuscita a slacciargli i pantaloni di velluto che indossava. Lo tirai fuori, lo fissai ed improvvisamente avevo una voglia matta di succhiarglielo. Iniziai a masturbarlo , il glande era diventato rosso ed enorme, lui appoggió la sua mano sulla mia per accompagnare la sveltina che gli stavo facendo. Valerio stava ancora con la testa appoggiato sulla mia spalla. Il tipo é venuto in cinque minuti sulla mia mano. Mi sono sbrigata a pulirmi , ma il suo pene era ancora duro e sembrava insaziabile. Come la mia voglia. Vidi che nessuno ci faceva caso a noi. Delicatamente spostai Valerio sull’altro lato cosí che non mi cadesse addosso. Poi lentamente mi sedetti sul tipo, e, prendendo il suo pene in mano, lo inserii tutto dentro. Volevo farmi penetrare da lui. Ma dato che era venuto da poco, gli chiesi di masturbarmi, mentre lo cavalcavo da seduta. Venni in 10 minuti, Valerio non si accorse di niente. Quello quando dorme é peggio dei ghiri.
Le dita del tipo mi sfregarono il clitoride cosí tanto che inondai. Frotunatamente avevo dei kleenex in tasca con me, cosí ho potuto pulirmi a dovere. Mi alzai e me ne andai in bagno. Una hostess, guardandomi, mi ha fatto l’occhiolino. Ancora oggi non so se aveva assistito alla scena oppure se fosse semplice istinto di donna. Mi addormentai, col tipo a fianco a me che si rimise in ordine. Quando atterrammo a Cancun era l’alba. Mi sono divertita tanto con Valerio in quella settimana. Lui é cosí dolce con me ed io lo amo. Ma non ho fatto altro che continuare a pensare a quel tipo. Da quel giorno prendere l’aereo mi eccita da morire.


Illustrazione : Marcelo Sosa

martes, 23 de junio de 2009

Il Colloquio

Avevo trovato un annuncio sul giornale : ‘cercasi commessa , bella presenza no perditempo. Ottimi guadagni’. Ero pratica di questi lavoretti. Me ne trovavo uno per sei mesi e poi ne cercavo un altro migliore. Pagavano bene, 800 euro al mese. E di questi tempi é tanto.Ed ora cercavo un lavoro part-time che non mi impegnasse troppo.
Cosí fissai l’appuntamento con il direttore del negozio, tale Rettondini. Mi feci accompagnare da Valerio , che aveva il giorno libero. Gli dissi di aspettarmi in macchina, che il colloquio non sarebbe durato piú di mezz’ora. Entrai in una piccola stanza dove ad aspettarmi c’era il Rettondini. Mi ero messa un vestito sobrio, non volevo occhi indiscreti su di me. Il Rettondini inizió a chiedermi le mie esperienze lavorative, i miei hobby, se ero fidanzata e quanto ero disposta a lavorare. Gli dissi che per me andava bene un lavoro full-time a patto che venissero rispettate le norme di ferie, pausa e contributi nel contratto. Mi assicuró che avrei avuto diritto a tutto questo. Mi alzai e Rettondini mi disse che mi avrebbe accompagnato nel piano inferiore per mostrarmi il negozio di intimissimi per il quale avrei dovuto lavorare. Entrammo nell’ascensore ma mentre stavamo scendendo al piano, si bloccó improvvisamente. La luce interna si spense, rimase accesa solo quella di emergenza. Chiesi al Rettondini cosa stava succedendo, mi rispose che a volte capitava e che avrebbe provato a risolvere il problema. Si accostó a me con l’intenzione di toccare alcuni cavi di una scatoletta che stava nell’ascensore. Sentii il suo membro duro sfregarsi sul mio fondosciena. Restai immobile, imbarazzata. Il suo membro sempre piú duro si muoveva su e giú. Il Rettondini voleva approfittarsene della situazione, che forse aveva lui stesso creato. Pensai a Valerio che mi stava aspettando. E mentre stavo dicendo al Rettondini di risolvere in fretta la situazione, sentii una sua mano toccarmi l’interno coscia e poi infilarsi tra le mie gambe.Iniziai a sudare, cercai di togliere la sua mano, ma lui era piú forte. Cercai di oppormi, ma l’eccitazione si fece piú irrefrenabile ed incontrollabile: dietro sentivo il suo pene diventare sempre piú duro e sfregarsi sul mio sedere, davanti invece sentivo la sua mano scaldare sempre di piú la mia passerina. Cosí anch’io, presa da un impeto di eccitazione, diressi la mia mano tra le gambe del Rettondini e gli slacciai i pantaloni. Tirai fuori il suo membro ormai grande e sempre piú turgido. Lo masturbai un pó mentre lui sbottonó i miei pantaloni con la facilitá di un esperto. Mi tiró giú le mutandine e mi prese da dietro, penetrandomi prima dolcemente, poi sempre piú forte.Urlavo dal piacere, mentre Rettondini mi diceva cose per eccitarmi di piú. A me le sue parole facevano un misto di schifo ed eccitazione. Mi lasciai penetrare da dietro, in piedi e braccia al muro. Il Rettondini era bravo a fare sesso. Ed era anche carino. L’ascensore rimase cosí come stava per una altra mezz’ora. Quanto piú sentivo il Rettondini penetrarmi, piú pensavo a Valerio che mi stava aspettando. Rettondini eiaculó sul mio fondoschiena, e mentre ci pulivamo mi disse : ‘Sei brava a scopare, ma non hai il profilo adatto per lavorare in un negozio perché cerchiamo full-time’. Ma non era un problema per me essere stata scartata, visto che un full-time non mi sarebbe mai interessato.
Il pisello di Rettondini giá mi mancava quando uscii dall’ascensore, ma vidi che Valerio mi aveva chiamata sul cellulare per ben 3 volte. Lessi anche un suo sms. Quando uscii dalla palazzina del negozio vidi la Skoda ancora parcheggiata. Valerio fuori dalla macchina, incavolato mi chiedeva come mai ci avevo messo tanto e perché non avevo risposto. ‘Scusami Vale-mi affrettai a rispondere-é che il colloquio é durato piú del previsto e comunque non mi hanno presa-.E come se non bastasse il mio cellulare aveva la batteria scarica.Ci andiamo a mangiare un bel gelato amore?’ Per fortuna Valerio non é mai geloso con me.

Illustrazione : Vintage erotic photograph, from the Uwe-Scheid-Collection
Author : unknown

L'Invito



Valerio mi disse che mi sarebbe passato a prendere alle 20. Quella sera avrei conosciuto , dopo 2 mesi che stavamo insieme, la sua famiglia . Indossai un vestito corto fino alle ginocchia, perché era luglio e faceva caldo. Alle 20 in punto Valerio era giá sottocasa nella sua Skoda ad aspettarmi. Salii in macchina. Ero agitata perché non avevo idea di come sarebbe ansato il primo incontro con sua madre, suo padre e suo fratello.
Quando entrammo in casa, Valerio mi presentó suo padre, Roberto, alto, capelli brizzolati e occhi azzurri. Molto educatamente mi invitó a sentirmi come se fossi a casa mia. Di seguito salutai la madre, Rosalba, una donna sulla cinquantina, permanente bionda, ben vestita e truccata. Mi sembrava una profesoressa. Ma in realtá faceva la segretaria del padre di Valerio, che faceva l’avvocato. Fabrizio, il fratello di Valerio, era ad aspettarci seduto al tavolo dove avremmo cenato.Sembrava timido, ma non ci feci molto caso. Ricordo di avere una fame tremenda.
Ci sedemmo tutti per cenare. Rosalba portó il primo piatto in tavola,mentre di fronte a me, Fabrizio iniziava a fissarmi in modo strano.’Sará introverso’-pensavo. Valerio mi teneva la mano, ed io iniziavo a provare un misto tra calore ed imbarazzo. Non sapevo davver ocosa dire di fronte alla famiglia di Valerio.
Roberto mi versó del vino rosso mentre mi chiedeva cosa facessi nella vita. ‘Mi guadagno da vivere facendo la cameriera-gli risposi-a volte faccio piccoli lavoretti part-time’. Non feci in tempo a bere il mio bicchiere di vino che sentii un piede prima sfiorarmi, poi accarezzarmi la gamba. Sorpresa, mi sentii arrossire. Non poteva essere Valerio a farmi piedino, perché era seduto accanto a me e mi teneva la mano. E poi Valerio : queste cose lui non le avrebbe mai fatte.
Di fronte a me avevo la madre,il padre e il fratello del mio ragazzo. Tutti e tre mi fissavano mentre parlavano con me. Non avevo idea di chi fosse quel piede che lentamente e soavemente, mi stava accarezzando la gamba salendo sempre piú su. All’inizio mi faceva senso sentire quel corpo estraneo sulla mia pelle. Ma poi iniziai a sentire una specie di piacere che non sapevo spiegarmi .Soprattutto avevo paura che Valerio potesse accorgersi di qualche mio atteggiamento strano. E quando il piede arrivó a sfiorarmi ed accarezzarmi proprio in mezzo alle gambe, mi alzai di scatto e chiesi dov’era il bagno. Ero eccitata. Ma non volevo che nessuno se ne accorgesse.
Me ne andai in bagno che in mezzo alle gambe mi sentivo giá tutta bagnata. Avrei voluto davvero sapere chi dei tre sapeva farmi piedino cosí bene.
Ritornai alla tavola come se nulla fosse successo, quasi piú imbarazzata di prima. Valerio mi chiese se tutto andava bene, gli risposi di sí. Ma in realtá avrei voluto di nuovo sentire quel piede sulle e tra le mie gambe. E puntualmente, successe di nuovo. Lo stesso piede, stavolta sull’ altra gamba inizió ad accarezzarmi dolcemente la caviglia e, salendo piú su, inizió a passare tra le mie cosce per arrivare a sfregarsi con le dita proprio nella mia ormai accaldata passerina.
Restai immobile cercando di mangiare l’avanzo di carne che era rimasto nel piatto. La cena finí con un sorbetto al limone molto delizioso e con Valerio che non faceva altro che parlare col padre –che ogni tanto gettava un occhio su di me- di lavoro e di nuove tecnologie sostenibili, la madre che mi riempiva di complimenti e il fratello che restava fisso a guardarmi, e non so per quale motivo quel suo sguardo mi faceva provare un misto tra eccitazione e fastidio.
La madre si alzó per andare a lavare i piatti. Le chiesi se voleva aiuto,ma disse di no. Valerio se ne andó con suo padre nello studio per vedere l’ultima collezione di profumi Calvin Klein per i quali andava matto.
Rimasi seduta, di fronte a Fabrizio. Dalla tavola cadde una forchetta con cui Fabrizio stava giocando. Fu proprio lui a chiedermi se potevo raccoglierla visto che era caduta dalla mia parte. Mi chinai sotto il tavolo. Ma quello che vidi non era soltanto la forchetta che dovevo raccogliere. Infatti Fabrizio aveva la mano proprio tra le sue gambe, e dai suoi jeans usciva un bozzo molto grande. Ero ancora eccitata per prima. Raccolsi la forchetta, ma subito sentii la mano di Fabrizio prendere il mio polso e dirigere la mia mano in mezzo alle sue gambe. Ero totalmente scioccata, ma allo stesso tempo eccitata. Mi lasciai guidare dalla mano di Fabrizio e iniziai a toccargli il suo membro. Avevo ormai capito che era stato lui a farmi piedino due volte poco prima,mentre eravamo tutti a cena.
Avevo voglia di prenderlo in mano, cosí gli slacciai i pantaloni, glielo tirai fuori ed iniziai a giocarci come solo io so fare. Il suo pene era diventato grande e lungo. Volevo baciarlo e leccarlo, ma avevo paura che Valerio ci scoprisse. Ma la voglia era troppa, cosí me lo misi in bocca ed iniziai a succhiarglielo, eccitandomi sempre di piú. Mentre Fabrizio stava proprio per eiaculare sulle mie labbra, sentii la voce di Valerio chiamarmi. Entrai nel panico, tolsi il pene di Fabrizio dalla mia bocca e sentii dire da Fabrizio che non sapeva dove fossi. Ma ero troppo spaventata per concludere la fellatio. Cosí mi affrettai ad uscire da sotto il tavolo, il tempo di rimettermi il vestito a posto, sentire Fabrizio che mi diceva ‘dove vai?resta qui dai..’ e dirigermi verso il bagno. Riuscii ad entrare senza che nessuno mi avesse visto .L’eccitazione era ancora alta, cosí decisi di masturbarmi in bagno. Uscii e vidi Valerio davanti a me dicendomi che mi cercava e che s’era fatto tardi. Dovevamo andare. Mi avrebbe riaccompagnato a casa in macchina. Pensai anch’io che era meglio andare. Cosí salutai i genitori di Valerio e suo fratello Fabrizio, con la segreta speranza che un giorno avrebbero potuto rinvitarmi a cena.
Ancora oggi Valerio non ha mai saputo niente di me e Fabrizio. Resta il nostro segreto.
Illustrazione: Pranzo sull'erba di Edouard Manet